La Camera,
premesso che:
il 24 agosto 2016, alle ore 3.36 una scossa di terremoto di magnitudo 6 e di profondità di 4,2 chilometri, seguita poi da repliche, ha colpito un’area dell’Appennino centrale che è al confine tra quattro regioni: Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo; 297 persone sono decedute mentre, alla data del 25 settembre 2016, gli sfollati sono 2468, e danno la dimensione di quanto ci sarà da fare per ricostruire,
ripartire, tornare a vivere;
nel dare i numeri degli sfollati è bene tener conto che oltre quelli direttamente assistiti dalla Protezione civile, ve ne sono almeno altrettanti che sono fuori dalla loro abitazione e che hanno trovato rifugio presso parenti ed amici. Non sono pertanto annoverati tra gli assistiti dalla Protezione civile. Tra questi molti hanno le abitazioni inagibili e presto saranno in carico al CAS (Contributo autonoma sistemazione) e/o alle SAE (Soluzioni abitative emergenziali);
il Governo, il 25 agosto 2016 ha varato la dichiarazione dello stato di emergenza per 180 giorni, conferendo i necessari poteri di ordinanza al capo della Protezione civile, e ha stanziato i primi 50 milioni di euro per le più immediate esigenze di soccorso e assistenza;
la macchina dei soccorsi si è subito messa in moto: la Protezione civile, i Vigili del fuoco, le, forze dell’ordine, le Forze armate, le organizzazioni di volontariato, le colonne mobili di regioni e province autonome, il Servizio sanitario nazionale, i servizi sanitari regionali, il Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico, la Croce rossa si sono spese anche per riattivare al più presto la viabilità che era stata compromessa e riattivare il sistema delle comunicazioni, non solo tra loro, ma anche per consentire alla popolazione di comunicare;
i danni maggiori sono stati nei tre comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto (in particolare nella frazione di Pescara del Tronto), ma ci sono danni anche nelle zone limitrofe. Tra Arquata del Tronto, Acquasanta Terme, Montemonaco e Montegallo sono una cinquantina le attività che sono state costrette a chiudere e 670 sono le aziende che hanno sede proprio nel cuore dell’Appennino, tra Arquata del Tronto, Amatrice e Accumoli;
dopo attente verifiche si è scoperto che la perimetrazione del cratere è stata fatta in modo prudenziale ed è quindi sottostimata;
per quanto riguarda le Marche, dal maceratese all’ascolano, passando per il fermano, si sono registrati danni, talvolta gravi, ad abitazioni, infrastrutture ed attività produttive. Nel maceratese, i comuni di Camerino, Acquacanina, Bolognola, Fiastra, Muccia, Serravalle di Chienti, Montecavallo, Fiordimonte, Pieve Torina, Pievebovigliana, Ussita, Visso, Castelsantangelo sul Nera, sono fra quelli che hanno riportato maggiori danni e in cui si registrano circa mille sfollati. La stessa città di Macerata e altri comuni limitrofi risultano danneggiati, come alcuni comuni del fermano, come ad esempio Falerone, dove la scuola è inagibile, o quelli del versante
subappenninico dell’ascolano, tra cui Montemonaco, Montegallo, Comunanza, Venarotta, Roccafluvione. I sindaci e le popolazioni di questi territori non possono e
non devono essere lasciati soli a fronteggiare un’emergenza così difficile;
in Umbria sono stati colpiti anche i comuni di Spoleto e di Foligno e diverse altre aree del comprensorio che non sono attualmente ricomprese nell’area del cratere sismico;
su 1331 sopralluoghi eseguiti dalla prefettura di Perugia alla data del 14 settembre 2016, le inagibilità dirette o indotte si attestano intorno al 25 per cento;
i territori dell’Umbria maggiormente colpiti ricadono nella zona della Valnerina, in particolare nei comuni di Norcia, Preci, Cascia e Monteleone di Spoleto nei quali è stata decretata l’emergenza sismica. Molte sono le frazioni colpite nel comune di Norcia: Nottoria, Frascaro, Savelli, Ancarano, Campi, Pescia, S. Andrea, Paganelli, Piediripa, Popoli, Valcaldara, Ocricchio, San Pellegrino e Castelluccio, solo alcuni dei centri lesionati. Sono molte le case sparse danneggiate fra Norcia e la montagna che sale a Castelluccio, quest’ultimo fortemente colpito per lo sgretolamento di edifici e costruzioni lesionati e non ricostruiti a seguito degli eventi sismici verificatosi nel 1979 e nel 1997;
a tutto ciò, nell’immediato, si è fatto fronte installando tende e cucine da campo sia a Norcia che a San Pellegrino dove vengono preparati e somministrati pasti alle popolazioni sfollate e al personale della Protezione civile e Vigili del fuoco che prestano servizio ed assistenza nelle zone colpite dal sisma;
la provinciale che collega Norcia a Castelluccio è chiusa perché danneggiata e questo accade ogni volta che una catastrofe naturale colpisce l’Umbria, al punto da causare l’isolamento di Castelluccio;
il modello di sviluppo della Valnerina da anni ormai si fonda sulla filiera turismo/ambiente/cultura: le misure necessarie il sostegno dell’economia dovranno pertanto essere molteplici;
in Abruzzo il comune di Pizzoli risulta escluso dal cratere sismico ma ha subito danni; analogamente, gli edifici dei comuni di Campli, Civitella del Tronto e Torricella Sicura hanno subito notevoli lesioni, in particolare al patrimonio storico architettonico e ai luoghi di culto, che sono tuttora inagibili;
il principale problema dell’emergenza è il rischio di impoverimento demografico. Risulteranno pertanto determinanti,anche per l’economia, le azioni di sostegno e normalizzazione dei servizi erogati dai presidi ospedalieri, dalle aziende pubbliche di servizi alla persona e dal sistema integrato di assistenza socio sanitaria che, per le aree interne, necessita di essere ripensato. Non ultimo poi il sistema scolastico; nelle scuole in cui si sono verificate inagibilità per motivi strutturali è venuto il momento di disporre la ricostruzione di nuovi edifici antisismici in sostituzione dei vecchi, soprattutto laddove le criticità si sono reiterate ad ogni evento sismico di una certa rilevanza;
è necessario installare moduli che consentano di non chiudere le attività agrituristiche e zootecniche rese inagibili dal sisma: tali moduli, provvisori, potrebbero garantire la continuità lavorativa in attesa di poter ristrutturare le strutture principali;
a livello europeo, come nel caso dei terremoti a L’Aquila e in Emilia Romagna, l’Italia non ha attivato il meccanismo di protezione civile europeo, ma ha richiesto assistenza attraverso immagini satellitari. Il Centro di coordinamento di risposta alle
emergenze della Commissione europea sta seguendo da vicino la situazione ed è in
contatto con le autorità della protezione civile;
le autorità italiane, a quanto risulta ai presentatori del presente atto, avrebbero contattato informalmente la Rappresentanza della Commissione europea a Roma per annunciare la loro intenzione di richiedere l’assistenza del Fondo di solidarietà dell’Unione europea;
in linea di principio gli aiuti del Fondo di solidarietà dell’Unione europea (Fsue) sono ammissibili come per qualsiasi altro Stato membro colpito da una serie catastrofi, se sono soddisfatti i criteri del regolamento del Fondo di solidarietà;
non vi è alcuna urgenza immediata a giudizio dei presentatori del presente atto per chiedere un aiuto del Fsue, tanto più che la fase immediatamente postdisastro è ancora in corso. L’Italia ha 12 settimane, dal verificarsi del disastro, per presentare una domanda, vale a dire entro il 16 novembre 2016: è importante che questa domanda sia basata su una solida valutazione del danno causato dalla catastrofe;
il Fondo di solidarietà può essere mobilitato se i danni diretti causati dalla catastrofe superano la soglia. Per l’Italia la soglia a livello nazionale è un danno complessivo diretto superiore a 3,312 miliardi di euro (vale a dire 3 miliardi di euro a prezzi del 2011). Il caso dovrebbe quindi essere trattato come una « catastrofe grave » (come è stato il caso per i terremoti a L’Aquila nel 2009 e in Emilia – Romagna nel 2012) che hanno portato a un maggiore livello di aiuti del FSUE;
se il danno è più piccolo, inferiore a 3,312 miliardi di euro, l’Italia potrebbe richiedere una « catastrofe regionale ». In questo caso il danno diretto totale deve superare l’1,5 per cento del prodotto interno lordo della regione colpita. Se più regioni sono colpite la soglia è applicata al Pil medio di tali regioni;
il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ha stimato in « non meno di tre-quattro miliardi » tali danni e i fondi, secondo il Commissario Vasco Errani, dovrebbero essere stanziati nel « decreto che sarà approvato dal Cdm non oltre il 2-3
ottobre e che servirà a riconoscere i danni del terremoto, definitivamente »;
per mobilitare il Fondo di solidarietà dell’Unione europea è necessaria una richiesta da parte delle autorità nazionali competenti. In Italia questa autorità è il Dipartimento nazionale della Protezione civile, direttamente collegato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La Commissione europea non può attivare il Fondo di propria iniziativa;
insieme alla sua applicazione, l’Italia può richiedere il pagamento di un anticipo (il 10 per cento dell’aiuto del Fsue previsto), che potrebbe essere pagato dopo una rapida prima valutazione della domanda e prima che il Parlamento europeo e il Parlamento italiano abbiano completato la procedura di bilancio;
l’Italia ha già beneficiato di aiuti del Fsue per un totale di oltre 1,3 miliardi di euro (la più grande quantità di aiuti versata da uno Stato membro) per otto diverse catastrofi, tra cui i più gravi terremoti a L’Aquila (Abruzzo) nel 2009 e in Emilia Romagna nel 2012;
i pagamenti sono limitati a finanziare le operazioni di emergenza: servizi di soccorso, ripristino delle infrastrutture, fornitura di assistenza e alloggi, operazioni di ripristino e sgombro, protezione del patrimonio culturale al fine di impedire ulteriori danni;
esiste la possibilità per le regioni di proporre una riallocazione finanziaria dei programmi di sviluppo rurale italiani (2014/2020), finalizzata alla « ricostituzione del patrimonio agricolo danneggiato dalle calamità naturali » e la Commissione europea potrebbe confermare (come fece nel caso dell’Emilia Romagna) che non richiederà la restituzione dei fondi legati ai progetti che non potranno essere conclusi o stanno rallentando a causa del terremoto;
in caso di catastrofi naturali il Trattato dell’Unione europea prevede la possibilità di conferire aiuti di Stato, per i quali sono necessarie la notifica e l’autorizzazione della Commissione europea che in questi casi si impegna a fornire una risposta in tempi celeri;
la Commissione europea propone, per il periodo 2014-2020, un aumento dei fondi strutturali quasi raddoppiando i fondi per la sostenibilità energetica, in parte utilizzabile per la riqualificazione degli edifici;
attualmente, sempre a livello europeo, nell’ambito delle iniziative Smart Cities, vi sono 209 milioni di euro per progetti di risparmio energetico nelle città, inclusa la ristrutturazione di edifici e per il bilancio 2014-2020, nell’ambito di Orizzonte 2020, la Commissione europea potrà arrivare ad investire fino a 2 miliardi di euro nei fondi per ricerca e innovazioni per promuovere nuovi materiali, apparecchiature tecniche più efficienti ed edifici più sicuri dal punto di vista sismico, anche con progetti pilota dimostrativi di edifici e quartieri che consumino meno energia di quella prodotta e/o con standard di sicurezza sismica realizzati con tecnologie innovative;
il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Claudio De Vincenti, ha dichiarato, in data 26 settembre 2016, che « Nel prossimo Consiglio dei ministri verrà esaminato il provvedimento che rafforzerà le misure di sostegno per le popolazioni colpite dal terremoto, tra le quali il risarcimento dei danni e le norme per la ricostruzione per avviare la fase di superamento dell’emergenza », aggiungendo che « il Dpcm di nomina della struttura di missione di Casa Italia e del professor Giovanni Azzone, rettore del Politecnico di Milano, come coordinatore è stato già firmato venerdì 23 settembre 2016 e “vedrà sicuramente un importante stanziamento di risorse all’interno della legge di bilancio”. Il piano Casa Italia conterrà, secondo quanto affermato dal Presidente del Consiglio dei ministri, le “linee guida alle quali sta lavorando il senatore Renzo Piano” e “avrà bisogno di dispiegare i propri effetti nel corso degli anni” »,

impegna il Governo:

a tenere periodicamente informato il Parlamento e a coinvolgere tutte le forze politiche nelle varie fasi degli interventi di ricostruzione e ai tavoli tecnici, anche al
fine di testimoniare il sostegno alle popolazioni colpite, dimostrando serietà ed impegno ma soprattutto non lasciando sole le comunità e le popolazioni che hanno perso tutto;
ad assumere iniziative per garantire la continuità della vita economica e sociale dei territori colpiti attraverso interventi di sostegno alle infrastrutture e alle attività produttive;
a verificare la possibilità di conferire aiuti di Stato, seguendo la procedura di notifica preventiva alla Commissione europea, in modo da poter esercitare una maggiore flessibilità nello stanziamento dei fondi necessari alla ricostruzione;
ad assumere iniziative per attivare, a tempo debito, il Fsue, nonché a collaborare con le regioni al fine di proporre una riallocazione finanziaria dei programmi di sviluppo rurale italiani nelle zone colpite dal sisma;
ad assumere iniziative per prevedere deroghe in materia paesaggistica e ambientale per consentire di installare moduli che consentano di non chiudere le attività agrituristiche e zootecniche rese inagibili dal sisma, posto che tali moduli, provvisori, potrebbero garantire la continuità lavorativa in attesa di poter ristrutturare le strutture principali;
a promuovere progetti pilota dimostrativi di edifici e quartieri che consumino meno energia di quella prodotta e/o con standard di sicurezza sismica realizzati con tecnologie innovative, che possano rientrare nell’ambito delle iniziative Smart Cities e Orizzonte 2020 dell’Unione europea;
ad assumere iniziative per riperimetrare la zona del cratere sismico, inserendo quei comuni citati in premessa ed ora esclusi da una prima stima dei danni, nonché altre zone nelle quali i danni, al momento, non siano ancora stati censiti;
ad assumere iniziative per ricostruire, con criteri antisismici, prioritariamente gli edifici scolastici; ad assumere iniziative per potenziare la viabilità fra le regioni colpite dal sisma, in modo da evitare l’isolamento di intere zone della dorsale appenninica;
ad assumere iniziative per prevedere, oltre alla sospensione di alcune misure fiscali, disposta dal decreto ministeriale il 1o settembre 2016, anche il rinvio dei pagamenti di oneri e contributi previdenziali, al fine di non aggravare ulteriormente la situazione di aziende agricole e piccole imprese;
ad assumere iniziative per sospendere, per i cittadini non residenti, il pagamento di tributi e servizi ove gli immobili di loro proprietà siano dichiarati inagibili;
ad assumere iniziative per prevedere la sospensione del pagamento di tributi, contributi e premi assicurativi per tutta la durata della ricostruzione;
ad assumere adeguate iniziative normative affinché sia possibile ricorrere alla Cassa integrazione guadagni straordinaria e alla Nuova prestazione sociale per l’impiego (Naspi) anche per quelle categorie produttive che ora ne sono escluse, come i commercianti e i lavoratori autonomi (artigiani e liberi professionisti);
ad assumere iniziative volte a prevedere il superamento del patto di stabilità per i comuni colpiti dal sisma;
a riconoscere la fondamentale importanza del turismo come volano dell’economia e il contributo che a questo settore portano le cosiddette « seconde case », assumendo iniziative per prevedere pertanto, in modo paritario, i proprietari di tali immobili fra i soggetti con diritto di rimborso per i danni subiti;
a privilegiare forme di contributo diretto ai soggetti che saranno riconosciuti come aventi diritto ad un rimborso per la ricostruzione.
(1-01367) (Testo risultante dalla votazione per parti separate) « Brunetta, Baldelli, De Girolamo, Fabrizio Di Stefano, Laffranco, Occhiuto, Polidori, Crimi ».